Stando alle statistiche il welfare convince sempre di più le aziende, una su due lo implementa: in particolare il 77,5% delle grandi realtà, il 35% delle piccole e il 55,6% delle medie. Ma resta un problema da affrontare: i piani di welfare non sono molto apprezzati dai soggetti interessati. Si preferisce ancora un importo minore ma in euro rispetto al maggiore valore d’uso dei servizi proposti.
Alessandro Zollo, Ceo di Great Place to Work, sottolinea come sia evidente l’esistenza di un problema nel comunicare la convenienza di qualcosa che davvero è conveniente. Non è assolutamente un fatto da sottovalutare perché si corre il rischio di far rallentare un’impostazione potenzialmente efficace. Le politiche di welfare impattano sulla produttività, si passa dal 30,8% al 63,5%, il clima aziendale migliora passando dal 40,9% al 73% mentre la reputazione aziendale aumenta dal 39,8% al 71,4 % e la fidelizzazione dei collaboratori passa dal 37,5% al 69,2%.
Secondo una ricerca rilasciata da Jointly in collaborazione con l’università Cattolica di Milano, le nuove generazioni sono, rispetto alle precedenti, più interessate e attente alla salvaguardia del proprio tempo libero. Per le nuove generazioni il pacchetto ideale di welfare deve comprendere flessibilità, smart working, formazione, svago e benessere.