Il nuovo contratto dei tessili porta più welfare in azienda: aumenti e assistenza sanitaria per i lavoratori

Paola Guabello - LA STAMPA | 11 July

Siglato il documento che nel Biellese interessa dodicimila lavoratori

L’ipotesi di accordo era stata sottoscritta il 21 febbraio scorso, dopo 10 mesi di difficile trattativa. E finalmente, nella sede di Sistema Moda Italia a Milano, il nuovo Contratto nazionale del settore Tessile Abbigliamento Moda è stato firmato. Le grandi distanze tra le posizioni di partenza delle parti, accompagnate da agitazioni sindacali, da manifestazioni e da due scioperi generali di settore nel novembre scorso e a gennaio (per un totale di 16 ore), sono state colmate. È stato il presidente di Smi Claudio Marenzi a porre la sua firma insieme a quella dei segretari nazionali dei sindacati Femca-Cisl Gianluca Bianco, Filctem-Cgil Emilio Miceli e Uiltec-Uil Rosanna Pucci sul contratto, dopo l’approvazione dei lavoratori a larghissima maggioranza. Un documento che interessa dodicimila lavoratori biellesi che ogni giorno raggiungono gli opifici del distretto che, malgrado la crisi, continua a difendere le sue tradizioni e un saper fare riconosciuto in tutto il mondo.

DOCUMENTO DEFINITIVO
Quello di luglio è infatti il testo completo e definitivo del Contratto nazionale ma al di là degli aspetti economici, imprenditori e sindacati, hanno concordato anche un forte investimento nel welfare contrattuale, con un ulteriore potenziamento della contribuzione previdenziale complementare. Nello stesso incontro, insieme alle altre associazioni datoriali rappresentative di tutto il settore moda, è stato infatti firmato anche l’accordo che istituisce Sanimoda, il fondo intersettoriale che gestirà l’assistenza sanitaria integrativa in favore di tutti i lavoratori della moda. Oltre a Smi, partecipano all’iniziativa anche Anfao per il settore occhialeria, Assocalzaturifici per le calzature, Aimpes per il comparto pelli e cuoio, Assospazzole, Assoscrittura e Assogiocattoli. Al fondo saranno iscritti tutti gli addetti delle aziende che applicano i contratti nazionali del settore (un numero che equivale a oltre 500 mila lavoratori), sulla base di un contributo a carico delle aziende che varia tra gli 8 e i 12 euro al mese a seconda dei diversi accordi. Il nuovo contratto decorre dal 1° aprile 2016 e durerà per 45 mesi, cioè fino al 31 dicembre 2019. La conclusione della vertenza contrattuale, con riguardo alla parte economica, prevede una soluzione di mediazione, con minimi retributivi ex-post in base all’indice di inflazione Ipca e la previsione, al contempo, di anticipi retributivi definiti convenzionalmente ex-ante. Gli aumenti reali dei salari sono invece demandati al livello aziendale, dove è possibile realizzare lo scambio vero tra maggiore produttività e migliori condizioni retributive.

RIPRODUZIONE RISERVATA

We use cookies to enhance your experience on our website. Browsing it you accept the terms of our Privacy policy.