Design thinking e nuovi CEO

Dal learning by doing si sta passando al design thinking, ovvero quel processo che cerca di risolvere con la creatività problemi legati all’innovazione di prodotti e soprattutto di servizi. Le imprese italiane che utilizzano questo strumento sono 289 ad oggi: il 72% lo usa in media da 4 anni, 1,8 sono i milioni di euro investiti e 270 sono i milioni di euro di ricavi generati da 200 progetti di design thinking in Italia. L’intento delle aziende è sì sviluppare soluzioni empatiche, belle e intelligenti ma includendo i singoli collaboratori nei processi interni, in una logica “dal basso”. Secondo l’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano gli obiettivi sono molteplici: risolvere problemi complessi, realizzare e testare velocemente prodotti e servizi, coinvolgere i dipendenti durante i processi creativi e ridefinire la visione strategica aziendale. Secondo il direttore dell’Osservatorio, Cabirio Cautela, i “designers pensano, apprendono e lavorano diversamente rispetto agli altri colletti bianchi. Proprio per questo sono capaci di innovare e di servire le aziende con strumenti e valori diversi”. Infatti secondo queste tesi l’approccio umanistico permette di cogliere ciò che è di valore in un prodotto o in un servizio e riesce ad evidenziare quello che può davvero innovare e coinvolgere chi lavora in azienda. Per creare valore attraverso la creatività è necessario però passare da un modello verticistico alla trasversalità che abbatte le gerarchie e allarga le responsabilità. Un recente studio di Deloitte ha stimato una crescita di fatturato ed export tra il 10 e il 15% per le aziende che investono in design e in comunicazione. È il “fusion effect”, bellezza! Attraverso questa strategia si aumenta la competitività delle imprese che riescono a tenere insieme l’innovazione tecnologica, la creatività e la comunicazione.
Interprete perfetta di questa nuova tendenza è la nuova generazione dei Ceo Designer. Oggi per essere un leader bisogna essere di fatto un designer, ovvero un progettista organizzativo, quella figura che sceglie la strategia, definisce il budget, investe in cultura aziendale e decide il team da assumere. Non importa essere dei veri e propri designer. Quello che conta è assumere scelte che scardinino il modo in cui pensiamo le cose. Fast Company ci dice che la figura del Ceo sta cambiando, il Ceo del futuro sarà il Chief Design Officer . Colui che si rivolge alla propria squadra con delle domande piuttosto che con delle risposte, un osservatore, qualcuno che è in grado di suggerire soluzioni di coordinamento. In pratica quella figura in grado di promuovere e progettare la cultura aziendale e chiavi di lettura di un periodo carico di incertezze.
E per questi nuovi leader la comunicazione è più che strategica. Consente loro di veicolare il prodotto e se stessi in un mix totalmente innovativo e vincente. Ed Elon Musk è il prototipo perfetto di tutto ciò. Tra poco vedremo sugli schermi una serie televisiva che lo vedrà protagonista. Non un film, una vera e propria serie di 6 episodi.

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