L’Identikit dei CEO di oggi: le nuove generazioni si adegueranno o le esigenze del mercato cambieranno?

28 Maggio

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Gli azionisti li vogliono così: stabili, competenti, tenaci e con esperienza nelle funzioni “di linea” e finanza, e le generazioni dei manager di oggi si sono plasmate di conseguenza.

Come si arriva al vertice delle aziende? Un’ indagine della Sda Bocconi spiega qual è il percorso per raggiungere la vetta.
Sono stati esaminati 540 profili di ceo italiani escludendo gli amministratori delegati provenienti dalla famiglia azionista di controllo. Dalla ricerca emerge come nelle aziende più grandi ci si metta più tempo (23 anni rispetto alle piccole dove ci si impiega 13,8 anni) ma la possibilità di cambiare azienda e spostarsi da settore a settore è maggiore. L’età media dei ceo del nostro Paese è di 48 anni in linea con americani ed europei. Gli studi universitari sono prevalentemente in economia ed in ingegneria mentre sono poco rappresentate facoltà di informatica, molto diffuse invece in America e Asia. La presenza di Mba è ancora scarsa ma è in crescita nelle piccole e medie imprese dove i ceosono più giovani. Le grandi aziende tendono ad assumere nel ruolo di amministratore delegato persone che hanno già acquisito questa esperienza, mentre le piccole imprese sono più propense al rischio e ad assumere ceo di prima nomina. Per questo le aziende di minori dimensioni possono essere considerate trampolini di lancio. Un altro fattore da tenere in considerazione è la specializzazione settoriale. Le imprese di grandi dimensioni prediligono l’esperienza continuativa nello stesso settore mentre nelle imprese più piccole si verificano spesso cambi di industria.Un acceleratore di carriera può essere l’esperienza in una società di consulenza strategica. In italia le filiere professionali più richieste sono, nell’ordine, commerciale, finanza e operations, mentre in Asia e in America vengono apprezzati maggiormente percorsi di strategia e high tech. Un curriculum internazionale è un fattore imprescindibile per ogni profilo. Viene spesso discussa anche la permanenza del manager nello stesso ruolo, tra i profili esaminati si vede che in media le persone hanno mantenuto la stessa posizione dai 2,5 ai 5 anni.

Sarebbe interessante domandarsi quanto questi fattori vadano a genio alle nuove generazioni, agli attuali manager 30-35enni. La sensazione è che ci sarà un disallineamento rispetto alle skills appena elencate: le nuove generazioni non credono molto nella stabilità; sono avvezzi alla de-specializzazione; lavorano molto sulla componente soft (change management, strategia, dinamiche organizzative) e considerano le competenze hard come qualcosa di necessario ma non fondamentale per il successo. Restiamo in attesa della prossima fotografia.

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