Xu Qiulin, il riformista a capo dei cinesi di Prato «Basta morire di lavoro»

Dario Di Vico - CORRIERE DELLA SERA | 3 Novembre

Immagine per la news Xu Qiulin, il riformista a capo dei cinesi di Prato «Basta morire di lavoro»

L’imprenditore neoeletto: garantiamo i diritti di tutti

Con il nostro lessico potremmo definirlo un «riformista». Xu Qiulin ha 52 anni, fa l’imprenditore tessile e sta per diventare il presidente dell’Associazione di amicizia dei cinesi di Prato, la più importante all’interno della comunità asiatica in virtù delle mille famiglie iscritte (di cui cento sono imprenditori) e del riconoscimento ufficiale da parte del consolato cinese e delle autorità di Pechino. Xu Qiulin — per gli italiani Giulin o Giulini — ha scommesso sul dialogo da tempo e infatti è stato il primo industriale cinese a iscriversi a sorpresa alla Confindustria italiana nell’ormai lontano 2004. La sua ditta di confezioni in pelle per donna si chiama Giupel e si è sempre sforzata di tirar fuori un prodotto di qualità medio-alta ovvero di creare già nel posizionamento commerciale i presupposti per non vivere di lavoro nero, sfruttamento dei propri connazionali e aggiramento delle regole del Paese ospitante. Non a caso tra i 15 dipendenti della Giupel due terzi sono italiani e comunque l’azienda è pienamente in attivo avendo chiuso il bilancio 2016 con 7,5 milioni di utile.
Xu Qiulin è nato a Wenzhou come la maggior parte dei cinesi di Prato, suo padre era un commerciante di ricambi per auto, vive in Toscana dal 1989, ha 4 figli ed è pienamente insediato in città e nell’economia italiana. Tradizionalmente la nomina del presidente dell’Associazione avveniva in un ristorante cinese tra una portata e l’altra, stavolta a marcare la discontinuità tutto si svolgerà nella sala convegni della Camera di Commercio alla presenza del console cinese Wang Fuguo. Ma le novità non si fermano al mutamento dei riti formali. Xu Qiulin sta lavorando, infatti, alla stesura di una «lettera aperta» ai cittadini di Prato nella quale chiederà collaborazione e aiuto per realizzare un «cambio di passo». «Non si deve più morire a causa delle condizioni di lavoro — sostiene Xu Qiulin — L’Associazione è decisa a impegnarsi perché siano garantiti dignità, diritti e una casa anche attraverso iniziative concrete che voglio proporre alle autorità e al Comune di Prato». È bello vedere ragazze e ragazzi italiani e cinesi che studiano insieme, aggiunge Xu Qiulin, «ed è questo il più rivoluzionario e concreto messaggio di speranza».
Già da queste parole si intuisce la profondità della svolta riformista che il nuovo presidente vuole impegnarsi a realizzare. Da una parte ricostruire un rapporto di fiducia reciproca tra la popolazione pratese e i cinesi residenti in città (operazione tutt’altro che facile) e dall’altro favorire l’evoluzione del modello di business fino a prefigurare un collegamento tra l’imprenditoria tessile pratese e quella cinese dell’abbigliamento, sotto lo slogan «Per fare un bel capo ci vuole tessuto di produzione italiana». Forse è solo un sogno ma varrà la pena seguire con attenzione il percorso di Xu Qiulin. In passato tentativi analoghi partiti da altri imprenditori cinesi dopo il tragico rogo del Macrolotto sono rimasti lettera morta ma stavolta si spera che dietro gli impegni del nuovo presidente ci sia anche il coinvolgimento «politico» della comunità cinese e delle autorità emanazione di Pechino. Un riformista, pur coraggioso e stimato in città, da solo non potrebbe dipanare le contraddizioni che ormai da troppi anni attanagliano Prato. «So che ci vorrà tempo e tanta pazienza» ammette Xu Qiulin.

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