Nel quartier generale di Alibaba in Cina lavorano 10 mila persone (età media 29 anni) Regali e cerimonie per premiare chi resta nel colosso dell’e-commerce modello California
Hangzhou «Ringrazio me stesso per essere diligente». La scritta, in cinese e in inglese, campeggia sul muro dei «traguardi» — i premi simbolici per chi resta in azienda per almeno un anno (una spilletta dorata), per 3 anni (una statuina di giada) e per 5 anni (un anello) — davanti all’edificio 2, nel cortile dominato da tre imponenti statue di bronzo, uomini nudi a testa china che allungano il passo. Siamo nel quartier generale di Alibaba, gigante dell’ecommerce, fondato da Jack Ma nel 1999 ad Hangzhou, città di 9 milioni di abitanti a 174 chilometri da Shanghai (50 minuti con il treno ad alta velocità). Nove edifici, inclusi il museo e l’ufficio di Ma, l’unica casetta bassa che replica l’architettura tradizionale, accanto a grattacieli di cristallo immersi nel verde e nell’acqua di quella che un tempo era una palude.
Qui lavorano circa diecimila dipendenti, su oltre 50 mila persone a livello di gruppo, età media 29 anni. Ingresso in ufficio, da contratto, tra le 9 e le 10 del mattino e uscita tra le 18 e le 19, ma tutti restano fino a tardi. Il campus ospita due palestre, uno Starbucks, un ristorante e diverse caffetterie. Ma i benefit finiscono qui: niente «infinity pool», corsi yoga o massaggi come a Google e nelle sedi di altri big hitech Usa, anche se il clima è informale come se fossimo in California.
Alibaba, quotata a Wall Street dal 2014, è uno dei posti di lavoro più desiderati in Cina, ma il turnover è piuttosto forte, perché l’industria è molto dinamica e le startup non si contano più. Perciò i premi e le cerimonie per celebrare chi resta in azienda sono importanti. La stessa Alibaba continua a creare «spin-off». Il maggiore è Ant Financial, il braccio finanziario che gestisce Alipay, la più grande piattaforma del mondo di pagamenti attraverso lo smartphone e online, con 600 milioni di clienti e oltre 10 milioni di negozi (oggi anche offline) in più di 200 Paesi. Nel 2016 le transazioni con Alipay hanno superato quelle di Mastercard e tallonano Visa. Con una differenza: le carte di credito hanno commissioni per i venditori del 3%, Alipay dello 0,6%.
Scorporata nel 2011, Ant Financial, con sede in un’altra parte della città, punta tra l’altro ad aumentare l’accesso al credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, grazie alla possibilità di tracciare i pagamenti, che permette di costruire una storia di affidabilità e quindi di tagliare i costi. I numeri? Hanno ricevuto un prestito 8 milioni di Pmi per 182 miliardi di dollari totali e un valore medio di 5 mila dollari.
Anche Alibaba ha grandi ambizioni, anche se l’ecommerce resta il core business e continua a registrare un tasso di crescita stellare. Su ricavi complessivi pari a 55,1 miliardi di yuan (7,2 miliardi di euro) nel trimestre chiuso a fine settembre, 46,5 miliardi (+63%) vengono da Tmall e Taobao, che sono le piattaforme per il commercio elettronico più popolari in Cina. E si prepara a superare un altro record quando sabato scatterà il «Singles day», il giorno dei Single. L’11 novembre (o 11-11), il giorno dei numeri primi, è la festa cinese dello shopping online, inventato da Alibaba nel 2009 per imitare il «Black Friday» americano. L’anno scorso in 24 ore i consumatori cinesi hanno speso online 18 miliardi di dollari, l’82% usando lo smartphone.
Ma il gruppo guarda oltre: punta a crescere nei contenuti digitali, nel cloud computing, nelle nuove tecnologie da un lato per innovare il retail (combinando i canali online e offline) e la logistica, dall’altro per rendere più sicuro il network. L’obiettivo? Diventare il più grande incubatore di startup e fare di Hangzhou la Silicon Valley cinese. All’inizio di ottobre Alibaba ha annunciato 15 miliardi di dollari di nuovi investimenti in un programma globale di ricerca sviluppo, intelligenza artificiale (Ai) inclusa. Il team di ricerca di Hangzhou, ad esempio, grazie all’uso dell’Ai e dei big data sta studiando nuovi strumenti per fermare la contraffazione, una delle grandi sfide del gruppo. Ma tra i progetti importanti figura anche la definizione della governance e delle regole per gestire sulla piattaforma l’Ai, che già oggi gestisce l’80% delle richieste online.
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