Il telelavoro, ovvero il “lavorare da casa”, prevede un impiego subordinato eseguito al di fuori della sede aziendale con il supporto di tecnologie informatiche.
Questa tipologia contrattuale presenta vincoli spazio-temporali contrattualmente definiti, è pensata per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, e contemporaneamente, favorisce la crescita della produttività.
Paola Zanotto, presidente del Movimento donna impresa di Confartigianato Vicenza, sottolinea come questa pratica, anche presentando lacune sul fronte della sicurezza, sia destinata a incrementare l’occupazione giovanile e soprattutto quella femminile. Zanotto sottolinea l’importante impatto sociale che questa modalità può avere, agevolando chi ha necessità di occuparsi di figli piccoli o di genitori non autosufficienti.
Molte grandi imprese stanno cercando di offrire l’opportunità ai propri dipendenti di svolgere le loro mansioni da casa, in modo flessibile e autonomo. Le aziende che già hanno sperimentato il telelavoro hanno registrato un riscontro positivo e un aumento della produttività.
Per quanto riguarda la pubblica amministrazione invece - la legge Madia prevede il telelavoro anche negli enti pubblici - i numeri sono ancora molto bassi. Secondo uno studio del Politecnico di Milano i lavoratori pubblici e privati impiegati nel telelavoro nel nostro Pese sono fanalino di coda in Europa.
Molte aziende in Italia stanno pensando ai vantaggi che il telelavoro o lo smart working potrebbero offrire, ma sono ancora troppo poche quelle che lo stanno introducendo.