Tutto quello che impariamo dura poco più di sei mesi e si deve capire “come far diventare curiosa una persona non curiosa. E non è affatto semplice!”.
Sono parole dell’Amministratore Delegato di EY Italia, società che oggi ha circa 5.000 laureati. Donato Iacovone sottolinea l’esigenza di investire sulla formazione e non nasconde gli effetti collaterali dell’era 4.0. Sicuramente ci sarà un impatto importante, soprattutto con la diffusione della robotica, già presente in molti settori.
Le intelligenze artificiali elimineranno lavoro, ma, al tempo stesso, permetteranno di elevare la qualità del lavoro. Ci saranno spostamenti di professionalità: meno cassieri e più addetti all’analisi dei dati. Rimane quindi importante diffondere le competenze e la cultura digitale. E’ questa l’opportunità che le aziende hanno, ed è qui che il mercato del lavoro 4.0 si giocherà la propria sostenibilità. Si deve tenere un equilibrio continuo tra formazione, aggiornamento e riqualificazione del capitale umano. La priorità deve essere quella di convertire le competenze obsolete in competenze innovative, immaginando le trasformazioni e impostando dei percorsi specifici.
Iacovone spiega che il ruolo centrale è nelle mani delle Università e del sistema scolastico. La resilienza e la rapidità sono fondamentali. Dobbiamo smetterla di fare formazione solo quando ce n’è bisogno e giocare d’anticipo, garantendo ai lavoratori del futuro il giusto mix di flessibilità, conoscenza e curiosità. Inoltre, “l’85% delle Pmi italiane è in ritardo sul fronte digitale, esistono ancora aziende senza un sito web.” Siamo obbligati ad investire anche in tecnologia. “Dobbiamo incidere profondamente sui metodi di insegnamento, abbandonando il mero trasferimento di nozioni. I lavoratori del futuro hanno bisogno di flessibilità e curiosità perenni. E pure di un’attitudine naturale di mettersi in discussione: solo le persone formate per vivere con l’aspettativa di un continuo cambiamento saranno pronte ad affrontare qualsiasi scenario.”