La donna che sfida Trump.

17 Dicembre

Immagine per la news La donna che sfida Trump.

La conoscete? Lei è la (terribile) Mary Barra, nata a Waterford nel Michigan, figlia di un operaio della Pontiac ed entrata in azienda a 18 anni come operaia per pagarsi gli studi. Dopo trent’anni di gavetta, dopo aver ricoperto numerosi incarichi in azienda, prima tecnici e poi strategici (capo delle risorse umane di GM, vice president del dipartimento di Global Manufacturing Engineering, direttore dello stabilimento di Detroit Hamtramck, vice president del Global Product Development, Purchasing & Supply Chain) è stata nominata nel 2014 presedente e ceo di GM. E’ la prima donna ad occupare il ruolo di amministratore delegato nell’automotive globale e, secondo le classifiche Forbes e Fortune, è tra le donne più potenti al mondo.

Nel 2016 Donald Trump la sceglie per far parte del “Strategic and Policy Forum”, comitato creato ad hoc dal Presidente per consigliarlo sui fronti della politica economica e del lavoro.
Ora però l’idillio tra The Donald e Mary Barra sembra essere finito.
Barra ha deciso che, proprio negli Stati Uniti, in aperto contrasto con le aspettative del presidente, GM taglierà 14.700 posti di lavoro e, entro il prossimo anno, cesserà la produzione in sette stabilimenti.
Sull’argomento si è scatenata battaglia a tutti livelli: mediatico, politico e sindacale.

Chi vincerà tra The Donald e Barra? Non si può ancora dire.
Ma a noi di WAIM questa vicenda, più che per gli aspetti di natura politico/industriale, ha interessato perché ci ha fatto conoscere questa donna. E contestualmente ci ha fatto riflettere ancora una volta sulla forza interna ed inesauribile del capitalismo americano. E sulle dinamiche di carriera che lì sono comunque sempre possibili. Nel mondo delle Ivi Leagues e dei percorsi formativi e di carriera pianificati fin dall’infanzia è poi possibile per tutti - comunque e sempre - arrivare in posizioni professionali altissime. Anche nel più maschilista e tradizionale dei mondi industriali, quello dell’automotive, per una donna, la chance c’è.
Certo, una donna che ha fatto quella carriera e che sfida Trump e lo fa proprio su uno dei cavalli di battaglia del Presidente, quello dello stop alla delocalizzazione, un po’ eccezionale lo deve essere. Ma al di là del caso particolare, il messaggio di fondo resta: il mondo del lavoro USA potenzialmente consente a tutti anche oggi di far carriera.
L’importante è che i sistemi valutativi interni, l’attenzione al capitale umano, i percorsi di carriera, le politiche di gestione, come senz’altro avviene in General Motors, siano gestiti e strutturati e consentano l’attrazione, la crescita e l’emersione dei talenti.
Siamo proprio sicuri che nelle nostre aziende, magari tra i o le millennials appena assunti, non si nasconda una piccola Barra che attende di mostrarci tutte le sue capacità?

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