Lavorare agile fa bene al Paese: oltre 13 miliardi di benefici

RAFFAELE RICCIARDI -R.it Economia e Finanza | 14 Ottobre

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Un lavoratore "smart" potrebbe produrre il 15% in più. Basterebbe una sola giornata di lavoro in remoto per risparmiere 40 ore di spostamenti all'anno. I lavoratori agili sono 350mila: netta crescita, ma c'è molta strada da fare.

MILANO - Lavorare in maniera "smart", agilmente da casa o comunque conciliando con maggiore flessibilità le esigenze professionali e di vita personale, non è solo un beneficio sensibile per il dipendente. L'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha provato a calcolare a quanto ammontano i benefici socio-economici di una sua applicazione in maniera strutturale e la cifra è impressionante: l'adozione di un modello "maturo" di Smart Working per le imprese può produrre un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di sistema Paese significano 13,7 miliardi di euro di benefici complessivi. Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all'anno di spostamenti; per l'ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all'anno.

I dati diffusi in settimana dicono che quest'anno la modalità di lavoro agile, regolamentata dalla legge soltanto pochi mesi fa, rappresenta "ormai una realtà". Il Polimi dice infatti che aumenta del 14% rispetto al 2016 (e del 60% rispetto al 2013) il numero di coloro che scelgono con una dose di autonomia le modalità, il luogo e gli orari di lavoro: i cosiddetti Smart Worker sono ormai 305.000 - l'8% del totale dei lavoratori. Secondo la ricerca, sono più digitali e soprattutto più soddisfatti della loro condizione.

Tra le grandi imprese, una su tre dichiara di aver già lanciato progetti strutturati sul tema (si è passati dal 30 al 36% tra 2016 e 2017), ma soltanto nove aziende su cento hanno realmente e radicalmente modificato la loro organizzazione del lavoro. Vanno più lente le Pmi (solo il 7% ha progetti strutturati e ben il 40% si dice "non interessato") e ancor più piano la Pubblica amministrazione con il solo 5% degli enti attivo sul tema. Su quest'ultima quota dovrebbe agire come un importante catalizzatore la direttiva della riforma Madia che punta a coinvolgere almeno il 10% dei dipendenti di ciascuna organizzazione pubblica entro tre anni in progetti di Smart Working o di flessibilità nell’organizzazione del lavoro.

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